Sunday, March 14, 2021

L'ULTIMO MANOSCRITTO

 


Pardona,  venerdì 11 ottobre 2023

 

POTREBBE ANCHE SEMBRARE UN DIARIO

 

Da soli si è se stessi, in compagnia lo si è soltanto a metà

                                    (Leonardo Da Vinci)


 

Non ci è dato di sapere chi ha rotto le scatole cinesi, quello che ne è venuto fuori ha cambiato la vita e la morte di un pianeta, uno a caso, che non andava tanto bene nemmeno prima. Chi l’ha detto che nella vita mancano le sorprese? Ammettiamo di faticare a trovarcene di positive, ma spesso molto dipende proprio da noi stessi, anche a proposito della capacità di valorizzarle, di non dimenticarsele subito.

Qua sulla penisola la gente, anche quando va tutto bene, ha la tendenza a pensare a quando tutto andava male, per non dimenticare, dice, però poi si scorda di vivere il presente, e va piuttosto a vagliare il futuro, cioè quando - per via della rotazione -  tutto di nuovo andrà per il peggio.

Io no, non voglio né dimenticare, né ricordare, piuttosto agire, muovermi senza stare a pensarmi addosso, viaggiare.

STORIA DELLA BRUTTEZZA


 

Mentre nel mondo impazza la pandemia del Coronavirus ce ne stiamo qui a casa mia, per meglio dire nostra, la casa materna. L’edificio è antico, ma rimesso a nuovo da poco, i muri sono larghi quasi un metro, le finestre a vetri doppi e il riscaldamento funziona bene. Fuori oggi è freddo e siamo in osservazione frammentaria e distratta dalla finestra della camera di mamma. In alcuni casi le immagini non ci arrivano nemmeno al cervello, ma lo attraversano piacevolmente. Sonnecchiamo, leggiamo un po', ci facciamo un caffè, ci facciamo due caffè, e poi tre, dopo perdiamo il conto. 

Ecco che chiama di nuovo, gli anziani, specie quando sono malati di senilità, ritornano all'infanzia, come i bambini, la prima parola in caso di bisogno, anche solo immaginario, è quella: “Mamma... mamma...”

Thursday, January 21, 2021

LA FINE DELLA PAZIENZA



Un giorno costruiranno della bombe talmente intelligenti che non scoppieranno più.

(Anonimo)

 

Adailton e Odair

 

Adailton detto Ada viveva nella favela Rocinha di Rio de Janeiro, faceva il camelô, cioè vendeva cose per strada, su un tappeto di velluto bordeaux al quale era piuttosto affezionato e che cercava di tenere più pulito possibile, ma la polvere era troppa.

Rocinha era un quartiere della Zona Sud della città di Rio de Janeiro in Brasile. È ancora una della 700 favelas che fanno parte della città di Rio de Janeiro. È la favela più grande del mondo e conta più di 150 000 abitanti ufficiali.

Ada stava cominciando alla non più verde età di cinquant’anni a soffrire di solitudine, sebbene avesse passato ogni giorno della sua vita in mezzo a un formicaio di persone. Da un poco di tempo aveva perso la voglia di vivere, e ne aveva sempre avuta poca. Ada non aveva amici, né una donna, nemmeno un cane, aveva solo una tartarughina Ninja, cioè Ninja era il suo nome e si ricordava di lei una volta al giorno, quando gli dava il mangime. Un povero animaletto inespressivo ma testardo, che insisteva caparbiamente nel sopravvivere e che, a volte, gli sembrava che gli assomigliasse, non solo fisicamente.

GIALLI MA NON TROPPO


 

Capitolo 1

 

Non voglio guarire dal mio romanticismo sfrenato, per me non è una malattia.  Nessuno crederebbe che in questo bosco di cellulosa lavorata ci sento ancora il gorgogliare del ruscelletto e lo stormire delle foglie, il gracidare di rane non troppo lontane e il cinguettare degli uccelli a varie distanze, il boccheggiare dei pesci appena punteggiato dalle bollicine.

La libreria è vuota e i piccoli rumori della natura sono appena cammuffati dal provvisorio silenzio. Quando entra la gente poi arriva alle mie orecchie tutto il resto del contenuto di quelle pagine, non sempre gradevole, un po' come la vita, la natura, il mondo, la gente.

L'ULTIMO MANOSCRITTO

  Pardona,   venerdì 11 ottobre 2023   POTREBBE ANCHE SEMBRARE UN DIARIO   Da soli si è se stessi, in compagnia lo si è soltanto a m...